Introduzione

A don Luciano, a causa delle sue precarie condizioni di salute, non è mai stata affidata la guida di una parrocchia. Egli ha trascorso tutto il suo ministero sacerdotale nel piccolo Santuario di Poggio e ha amato questo luogo a tal punto che ancora oggi non si può raccontare della sua vita senza parlare del Santuario, della canonica, del parco, del monumento in memoria dei caduti in guerra perché in tutti questi luoghi si manifesta la sua personalità.

Viceversa, non si può presentare il Santuario senza fare continui riferimenti alla cura e alla devozione che ha avuto don Luciano per la “Casa” della sua Mamma Celeste. Per chiunque  arrivare al Santuario significava essere accolti dal sorriso di don Luciano e invitati ad andare a “salutare” la Madonna che pure Lei “sorride” a tutti.

Camera

“A Poggio nel 1934 era morto l’anziano rettore, don Enrico Morara. Fino al 1939 non fu sostituito. Tanti preti erano andati a vedere il Santuario, ma nessuno aveva accettato l’incarico perché non c’erano risorse. Al prete non spettava nemmeno la congrua, c’era solo la fame. La canonica era quasi inabitabile e la chiesa in cattive condizioni. Nella primavera del 1939 andò a vederlo don Luciano ed accettò immediatamente di risiedervi; non guardò ai disagi, anzi i disagi li aveva chiesti al Signore. Non voleva una casa comoda: non c’era; non voleva la ricchezza: anche quella non c’era. Voleva tante anime da salvare, questo aveva sempre chiesto al Signore: poi c’era la Madonna e a lui bastava.”

(Tratto da “I miei ricordi” di Vincenzo Cavina).

Venne poi la guerra e durante uno dei tanti bombardamenti la canonica venne colpita e distrutta.
Fu ricostruita nel 1953: una costruzione con le caratteristiche di quegli anni, molto semplice e modesta, priva di riscaldamento. Nel 1964, su insistenza di varie persone ed in particolare del medico che lo assisteva e che conosceva bene le sue precarie condizioni di salute, fu predisposto l’impianto di riscaldamento.
Nessun ulteriore intervento fu fatto fino alla sua morte.
Oggi la canonica si presenta in modo decisamente diverso, dopo essere stata ristrutturata negli anni, ma la camera da letto di don Luciano non ha subito modifiche.

Si è cercato solo di “riordinarla”, di esporre alcuni oggetti personali e di raccogliere documenti, per questo motivo, all’interno della camera è stata aggiunta una bacheca in vetro e un armadio.
E’ rimasto identico l’angolo dove si trovava il letto perché particolarmente significativo.

La povertà di don Luciano era nota a tutti: centinaia sono le testimonianze in cui si ricorda la povertà di questo sacerdote, che è stato povero per necessità nei primi anni (“una chiesa in cui si fa la fame!” disse il Vescovo Dardani), e povero per scelta da dopo la guerra in poi.

Quando le condizioni economiche degli abitanti migliorarono e cominciarono ad arrivare offerte, lui usava questo denaro per ricostruire, ampliare e migliorare il Santuario; mandava denaro ai missionari, alla Curia di Bologna impegnata nella costruzione di nuove chiese, aiutava tutti quelli che bussavano alla sua porta, ma non utilizzava nulla per sé o per rendere più “confortevole” la sua abitazione.

Parco

“Un giorno la signora Poli Maria decise di donare un pezzo di terreno dietro il Santuario per allargare il parco e don Luciano, dopo aver ringraziato, si diede subito un gran da fare per far piantare a me e al piccolo Giorgio Sgarzi un’infinità di alberi. Spesso lavoravo nel parco e don Luciano appena aveva un momento veniva a farmi visita, mi ringraziava sempre, poi cominciava a guardarsi intorno e diceva: “Che bel parco che abbiamo! Guardate com’è tutto bello qui dentro, sembra proprio il paradiso”. E sempre ringraziava il Signore. Veramente il suo parco non era molto ordinato, ma credo che quando lui lo guardava, gli alberi, i cespugli, le rose, i semplici fiorellini, persino il prato erano più belli ai suio occhi. Tutto ringraziava il Signore di far parte del parco di don Luciano e si sentiva onorato di essere visitato da una persona tanto complimentosa. Gli uccelli stessi, quando c’era lui penso che cantassero meglio del solito e a don Luciano non sfuggiva quel canto. Il parco, essendo molto folto, era diventato il rifugio per tante specie di animali. Persino i porcospini venivano lì, rannicchiati sotto i cespugli, avevano trovato l’ambiente giusto per il loro letargo. Anche di questo come era contento! In mezzo al parco c’era anche un pioppo gigante e un’estate, per un breve periodo si fermò un usignolo che cantava tanto; poi cominciarono ad arrivare merli, tortore e tante altre specie di uccelli e tutti cantavano perché lì erano poco disturbati. Don Luciano apriva la finestra, ascoltava con tanta gioia e registrava quei canti per poi riascoltarli. Era tanto entusiasta. Quante volte mi diceva: “Sentite tutti questi uccelli come cantano bene e ognuno a modo suo, ma tutti danno lode a Dio”. All’inizio non fu facile ordinare il parco, perché assomigliava più a un boschetto selvaggio. I pochi alberi erano stati quasi sopraffatti da cespugli di ogni genere. Avevo tagliato tanti cespugli e ne avevo fatto un mucchio per bruciarli. In mezzo al mucchio c’era anche una tuia secca che avevo tolto per poi piantare altri alberi. Questo arbusto era lì nel mucchio da qualche mese. Passando don Luciano si accorse che aveva un poco di radice, la tirò fuori dal mucchio e la mise in disparte. Quando arrivai la sera quasi mi supplicò di piantarla subito, mi disse che sarebbe venuto fuori anche lui a farmi compagnia. Ricordo che era una sera molto buia, andavo a tentoni, non vedevo assolutamente niente. In quel modo, con tanta fatica feci la buca e piantai l’arbusto secco. Tutte le volte che passavo lì vicino mi veniva in mente quella sera. In primavera, quando gli alberi cominciano a germogliare, ogni sera andavo a vedere quella pianta. Ma solo mesi dopo, quando ero ormai sicuro che non potesse più germogliare, essendo già quasi estate, una sera con grande meraviglia vidi che anche quella germogliava. Corsi a chiamare don Luciano, lui ne ebbe una grande gioia….(tratto da “I miei ricordi” di Vincenzo Cavina).

Monumento ai caduti

La guerra aveva distrutto e rovinato gravemente la canonica e il Santuario. Nel 1953 iniziarono i lavori di ristrutturazione e i debiti erano tanti. “Alcuni anni dopo (don Luciano) era ancora preoccupato perché il debito non diminuiva, ma nella sua mente c’era già un altro progetto: voleva fare anche solo un piccolo monumento ai caduti e ai dispersi in guerra. Ma come fare? Non so se l’iniziativa sia stata sua o di qualcun altro, ma fece così: prese dei blocchetti, li distribuì a diverse persone affinché raccogliessero quel minimo che ognuno poteva dare ….. nel 1957 era terminata e pagata anche quest’opera.” “Riguardo al monumento ai caduti, voglio ricordare che don Luciano non si accontentò di un ricordo esteriore: cominciò subito a tenere delle concelebrazioni con numerosi preti per ricordare quei giovani che avevano perso la vita al fronte …… Lui, che aveva perso il babbo nella prima guerra mondiale e aveva sempre sofferto di quella perdita, quando il discorso cadeva sui soldati morti al fronte diceva: “Chissà come si trovavano quei giovani in quel momento davanti a Dio?”. Poi si rispondeva dicendo: “Ma Dio è tanto misericordioso e di fronte a quei giovani lo sarà ancora di più”. (tratto da “I miei ricordi” di Vincenzo Cavina).

La Tomba di Don Luciano

“Per 48 anni don Luciano ha abitato nel Santuario di Poggio……quella chiesa e quella canonica erano la sua abitazione, il suo mondo, i suoi affetti. In quel luogo adorava il Signore, in ginocchio, per lunghe ore; in quel luogo riceveva le tante persone che si recavano da lui per una parola di conforto, di fraterna amicizia. Lì confessava, consolava, incoraggiava, per tanto tempo, di giorno e di sera; in quel luogo offriva la sua sofferenza e quella di chi le aveva confidate a lui; in quel luogo ha vissuto gran parte della sua vita, ogni giorno, nell’umiltà nascosta, nel sacrificio talvolta eroico, nella povertà vissuta con letizia, nella sofferenza accolta e offerta. ….. La Chiesa, nei secoli ha sempre venerato le spoglie mortali dei suoi figli più illustri, per additarli come esempio, per venerarne le virtù, per aiutare, anche con lo sguardo e la vicinanza della tomba, la preghiera di intercessione, per esprimere la gratitudine a chi si è lasciato guidare dallo Spirito Santo ad offrire la propria vita per il suo gregge, a imitazione del Buon Pastore. ….”

La scelta del luogo e il progetto della tomba.

La prima preoccupazione è stata quella di verificare l’esistenza nel Santuario di uno spazio adatto ad ospitare la salma di don Luciano. Per “adatto” si è inteso tale da non richiedere l’apporto di sostanziali modifiche alla struttura attuale del Santuario e che mantenesse allo stesso tempo quel tono dimesso che si rispecchia nella nota modesta figura di don Luciano e quindi nel totale rispetto della sua cara Madonnina.

Risultava infatti inappropriato riservare a don Luciano un posto che mettesse in secondo piano la “padrona di casa” cioè la Beata Vergine.
Questo spazio è stato individuato in un ambiente, che era utilizzato come ripostiglio, situato tra il chiostro interno del Santuario, il marciapiede anteriore che dà sulla strada e la stanzetta adibita attualmente a confessionale. E’ una stanza accessibile dal Santuario e che comunica anche con l’esterno.

“Questo piccolo ambiente, che risulta perfetto allo scopo di attuare la traslazione della salma di Don Luciano, che da sempre è stato utilizzato come ripostiglio, con delle aperture esterne che non si sa bene a cosa servissero e nemmeno perché fossero state fatte visto che da tanto tempo sono sigillate, e che forse sarebbe oggi impossibile da creare per questioni architettoniche, fortunatamente esiste. La provvidenza ha voluto ciò.” (Mons. Silvano Cattani)
Il progetto, affidato all’architetto Bertolini, descrive una tomba molto semplice che ricalca le caratteristiche delle tombe silenti, così chiamate perché non riportano foto e a volte nemmeno iscrizioni. Il sarcofago contenente la salma di Don Luciano sarà posto a terra e su di esso si leverà un paramento in pietra. Sul fronte del paramento due segni perpendicolari riprodurranno il simbolo della croce. Vicino alla croce un’iscrizione conterrà le date di nascita e di morte di Don Luciano ed eventualmente una frase da lui scritta.
Nel retro la tomba sarà ornata da un’immagine della Beata Vergine di Poggio e da una preghiera a lei dedicata scritta da Don Luciano.

La tomba realizzata e la traslazione

Questo progetto è stato accolto da tutta la comunità del Santuario e da tanti fedeli che, per la sua realizzazione, hanno messo a disposizione il loro tempo, le loro attrezzature, il loro denaro e le loro idee. 

E’ stato davvero necessario prolungare lo spazio della Chiesa per accogliere le centinaia di persone che, domenica sera 13 settembre, hanno accompagnato l’immagine della Madre di Dio, la Serva del Signore, e le spoglie dell’umile servo di Dio il sacerdote, Monsignor Luciano Sarti, per riporle nel luogo predisposto all’ingresso della Chiesa. Un’assemblea composta, partecipe, testimoniante la fede nella comunione dei santi.
Tanti, giovani e meno giovani, a condividere insieme la riconoscenza al Padre, datore di ogni bene, per aver donato alla nostra Chiesa di Bologna la paternità accogliente e serena di Don Luciano.

E che dire della mattinata di lunedì 14, quando per una felicissima intuizione del Cardinale Arcivescovo il presbiterio diocesano ha iniziato la Tre giorni del Clero, in questo Anno Sacerdotale, proprio nel grande tendone allestito a Poggio Piccolo? L’amore di Don Luciano per il Signore, per la Madonna, testimoniato nella vita quotidiana alla sua gente, ha davvero educato a “fare bene le cose, con amore e per amore”. Ricorderemo quelle giornate con grande riconoscenza per il Parroco, Don Gianpaolo, e per tutti quelli che le hanno rese possibili. Pensando a quei giorni, pensando al piccolo Santuario del Poggio, veniva da parafrasare il profeta Michea quando scrive di Betlemme, il piccolo capoluogo di Giuda. Poggio: non sei affatto piccolo e la Chiesa, che riconosce la grandezza del Signore nella vita degli umili suoi servi, ti ha invitato ad allargare le tue tende. Cosa nascerà da questo seme gettato nella tua terra generosa?”
Mi sono venute in mente queste parole del capitolo 54 del profeta Isaia ripensando ai giorni della traslazione della salma di don Luciano dal Cimitero di Poggio al Santuario della Madonna :”Allarga lo spazio della tua tenda, stendi i teli della tua dimora senza risparmio, allungo le cordicelle, rinforza i tuoi paletti, poiché ti allargherai a destra e a sinistra e la tua discendenza possederà le nazioni, popolerà le città un tempo deserte
Ricordo del giorno della traslazione
Mons. Gabriele Cavina