“Un giorno la signora Poli Maria decise di donare un pezzo di terreno dietro il Santuario per allargare il parco e don Luciano, dopo aver ringraziato, si diede subito un gran da fare per far piantare a me e al piccolo Giorgio Sgarzi un’infinità di alberi.
Spesso lavoravo nel parco e don Luciano appena aveva un momento veniva a farmi visita, mi ringraziava sempre, poi cominciava a guardarsi intorno e diceva: “Che bel parco che abbiamo! Guardate com’è tutto bello qui dentro, sembra proprio il paradiso”. E sempre ringraziava il Signore.
Veramente il suo parco non era molto ordinato, ma credo che quando lui lo guardava, gli alberi, i cespugli, le rose, i semplici fiorellini, persino il prato erano più belli ai suio occhi. Tutto ringraziava il Signore di far parte del parco di don Luciano e si sentiva onorato di essere visitato da una persona tanto complimentosa. Gli uccelli stessi, quando c’era lui penso che cantassero meglio del solito e a don Luciano non sfuggiva quel canto.
Il parco, essendo molto folto, era diventato il rifugio per tante specie di animali. Persino i porcospini venivano lì, rannicchiati sotto i cespugli, avevano trovato l’ambiente giusto per il loro letargo. Anche di questo come era contento!
In mezzo al parco c’era anche un pioppo gigante e un’estate, per un breve periodo si fermò un usignolo che cantava tanto; poi cominciarono ad arrivare merli, tortore e tante altre specie di uccelli e tutti cantavano perché lì erano poco disturbati. Don Luciano apriva la finestra, ascoltava con tanta gioia e registrava quei canti per poi riascoltarli. Era tanto entusiasta. Quante volte mi diceva: “Sentite tutti questi uccelli come cantano bene e ognuno a modo suo, ma tutti danno lode a Dio”.
All’inizio non fu facile ordinare il parco, perché assomigliava più a un boschetto selvaggio. I pochi alberi erano stati quasi sopraffatti da cespugli di ogni genere. Avevo tagliato tanti cespugli e ne avevo fatto un mucchio per bruciarli. In mezzo al mucchio c’era anche una tuia secca che avevo tolto per poi piantare altri alberi. Questo arbusto era lì nel mucchio da qualche mese. Passando don Luciano si accorse che aveva un poco di radice, la tirò fuori dal mucchio e la mise in disparte. Quando arrivai la sera quasi mi supplicò di piantarla subito, mi disse che sarebbe venuto fuori anche lui a farmi compagnia. Ricordo che era una sera molto buia, andavo a tentoni, non vedevo assolutamente niente. In quel modo, con tanta fatica feci la buca e piantai l’arbusto secco.
Tutte le volte che passavo lì vicino mi veniva in mente quella sera. In primavera, quando gli alberi cominciano a germogliare, ogni sera andavo a vedere quella pianta. Ma solo mesi dopo, quando ero ormai sicuro che non potesse più germogliare, essendo già quasi estate, una sera con grande meraviglia vidi che anche quella germogliava. Corsi a chiamare don Luciano, lui ne ebbe una grande gioia….(tratto da “I miei ricordi” di Vincenzo Cavina).